La regolamentazione
La regolamentazione precipua dell'attività pirotecnica legata alle sparate di mascoli è recente. In passato le disposizioni normative principali erano il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (TULPS) ed il suo Regolamento di attuazione, che sull'argomento erano alquanto vaghi se non addirittura contraddittori: infatti il mascolo ha caratteristiche sia dell'arma a salve, sia dell'artifizio pirotecnico, spesso di nessuno dei due. Rammentiamo che il diritto delle armi e degli esplosivi è in Italia oltremodo complesso in quanto formato, in aggiunta al succitato TULPS e relativo Regolamento, da una miriade di provvedimenti ad hoc che nel tempo si sono succeduti, accavallati, integrati, contraddetti. Una lucida sintesi dell'argomento è reperibile sul sito di Edoardo Mori, magistrato di Cassazione, all'indirizzo www.earmi.it/diritto/faq/sintesi.htm.
Alla fine tutto quanto concernente la sicurezza delle sparate di mascoli era demandato al buon senso ed alla responsabilità dei fochini. Oggi tutti gli aspetti dell'attività sono regolamentati; ciò ha fatto storcere il naso a molti, abituati a decenni di "anarchia" legale ed organizzativa, ciò non ostante lo scrivente ritiene che l'imposizione di definiti standard di sicurezza abbia fornito ai fochini un prezioso strumento per operare con la certezza dell'azione, ed inoltre abbia finalmente dato riconoscimento giuridico al mascolo come un particolare strumento dotato di una tradizione e di forte individualità.
La vigente regolamentazione specifica sulle sparate di mascoli che si tengono nel Levante è stata emessa solo negli ultimi anni sotto forma di Circolari Ministeriali e disposizioni dell'Autorità Prefettizia e della Commissione Tecnica Provinciale Armi ed Esplosivi, che effettua i sopralluoghi dei siti di caricamento e sparo e redige appositi verbali contenenti le prescrizioni da adottarsi nei casi in esame, in armonia con le disposizioni degli Organi superiori.
Cardine fondamentale della nuova regolamentazione è la "licenza per il caricamento e l'accensione dell'antico mortaletto ligure", vulgo "patentino", di cui ogni fochino deve essere titolare (oppure titolare di licenza pirotecnica di categoria superiore). In tal modo l'Autorità ha voluto mettere definitivamente in chiaro chi fossero gli attori giuridici della sparata, i quali devono essere dichiarati in una lista da allegare alla richiesta dei permessi di Pubblica Sicurezza. La regolamentazione prevede che i fochini patentati ed iscritti alla lista degli addetti alla sparata siano coperti da opportuna assicurazione (sulla vita e per responsabilità civile verso terzi), stipulata per tutto il periodo dell'effettiva attività pirotecnica (caricamento, stesura ed accensione, recupero). Inoltre deve essere presente in lista anche un fochino, a titolo di responsabile della sparata, titolare di patentino di categoria superiore (licenza di accensione o di accensione/fabbricazione di artifizi pirotecnici).
Il caricamento dei mascoli avviene presso il cosiddetto sito di caricamento (il quale viene individuato sulla base di requisiti di distanza da opere antropiche) secondo modalità regolamentari prestabilite. Ulteriori misure di sicurezza richieste sono la presenza di un'ambulanza e la disponibilità di un idrante antincendio, o di un serbatoio di capienza sufficiente, o di qualunque altra soluzione tecnica equivalente.
Il trasporto della polvere dal deposito/polveriera al sito di caricamento è soggetto alla vigente normativa concernente il trasporto di merci pericolose (in Italia vigono: ADR per il trasporto stradale, RID per quello ferroviario, codice IMDG per il trasporto marittimo nelle vigenti redazioni, integrazioni e modificazioni) ed è usualmente affidato al venditore (fabbricante, rivenditore, fuochista professionista...) ed al suo personale. Il trasporto dei mascoli carichi dal sito di caricamento all'area di sparo è soggetto alla regolamentazione delle Autorità succitate. Il trasporto dei mascoli scarichi non è soggetto a limitazioni in quanto trattasi di merce non pericolosa (un ordinario trasporto di acciaio).
L'individuazione dell'area di sparo avviene sulla base di requisiti prestabiliti di distanza dalle attività umane. Possono essere presenti anche opere antropiche nelle vicinanze, nel qual caso ne viene disposto lo sgombero temporaneo in occasione dello sparo. L'area è interdetta al pubblico, da parte della forza pubblica (in genere la Polizia Municipale, che dispone opportuni transennamenti), durante tutte le operazioni di preparazione e fino all'avvenuta bonifica del sito dopo la sparata.
La bonifica consiste nell'accertamento dell'assenza di pericoli per l'incolumità pubblica in seguito allo sparo dei mascoli. Si traduce nel recupero dei mascoli scarichi, nello scaricamento di quelli rimasti accidentalmente carichi e nel sopralluogo per verificare che non siano presenti residui di esplosivo incombusto. Eventuali residui incombusti di polvere possono essere distrutti per via idrica (immersione in acqua) o pirica (accensione). Lo scaricamento dei mascoli carichi avviene mediante prolungata immersione in acqua; una volta resi inoffensivi (la polvere nera dopo immersione prolungata in acqua si decompone e diviene una miscela pastosa non esplosiva; il tappo di segatura perde compattezza e diventa pasta di legno) i mascoli possono essere scaricati e ripuliti soffiando aria compressa nell'agguggino, o asportando il contenuto con una spatola di legno.
Nel 2008 una nota della Commissione Tecnica Centrale, ripresa dall'omologa genovese, ha seminato scompiglio aumentando notevolmente le distanze di sicurezza rispetto a quanto precedentemente stabilito in sede locale dai verbali di sopralluogo della Commissione Provinciale. L'interpretazione, a parere del Gruppo esageratemente cautelativa nel merito ed inficiata da originario vizio di legittimità, datane dalla locale Autorità di Pubblica Sicurezza (il Sindaco) ha determinato l'impossibilità di allestire le sparate nel greto del torrente, in stridente contrasto con quanto avvenuto circa tre settimane dopo in occasione della Sagra del Fuoco di Recco.
Il sogno proibito di ogni italico fochino: una bomba calibro un metro e venti (da www.pyropage.com). Nella foto alcuni pirotecnici cinesi calano con la gru il simpatico e festoso artifizio nel mortaio che lo proietterà a più di 500 metri di altezza. Il mortaio è lungo otto metri e quasi totalmente interrato per garantirne stabilità. La carica di lancio è già stata immessa. La sfera pesa circa 500 Kg. |
Dal sito www.zenazone.com riportiamo il seguente comunicato stampa apparso nel luglio 2001 relativo alla regolamentazione precipua sui mascoli, in cui si fa riferimento all'opera dei professori Farnè e Palazzi, autori della prima relazione tecnica sull'utilizzo di "antichi mortaletti liguri" o "mascoli"; è principalmente per merito di tale parere tecnico che l'Autorità Ministeriale ha preso in considerazione la possibilità di dotare di regole ad hoc l'argomento.
"[...] Si è svolto giovedì 28 giugno [2001, n.d.r.] l’incontro tra il Comitato dei Quartieri
[di Recco, n.d.r.] e l’Amministrazione Comunale [sempre di Recco, n.d.r.] rappresentata dal sindaco,
Gianluca Buccilli, dal vice Dario Capurro e dall’assessore al turismo Carlo
Gandolfo con all’ordine del giorno le valutazioni sui recenti provvedimenti in
tema di sparate di “mascoli”.
La Commissione Consultiva
Centrale per le Sostanze Esplosive ed Infiammabili del Ministero degli
Interni ha espresso il suo parere in data 21 maggio 2001 e con viva
soddisfazione abbiamo appreso che l’organismo ha approvato all’unanimità la Relazione tecnica
sull'utilizzo di "antichi mortaletti liguri" o "mascoli" predisposta
dai professori Giovanni Farnè ed Emilio Palazzi rispettivamente Ordinario di Metallurgia
ed Associato di Reattori Chimici presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università
degli Studi di Genova. [...] La commissione ha infatti riconosciuto le nostre
tesi e in particolare il fatto che sulla materia non esistono attualmente
regolamentazioni di alcun genere e che né il Testo Unico delle Leggi di Pubblica
Sicurezza del 1931, né il relativo regolamento di attuazione del 1940, né tanto
meno la famosissima circolare ministeriale del 2001 possano applicarsi al caso
in esame in quanto i “mascoli”, proprio per le loro caratteristiche peculiari,
non sono classificabili artifizi pirotecnici di alcun genere.
La commissione ha anche suggerito una serie di modalità per
l’impiego dei “mascoli” che appaiono, in linea di massima, sostanzialmente
analoghe a quelle seguite fino allo scorso anno adottate di comune accordo tra i
Quartieri, la Questura e il Comune e ha rinviato alle autorità locali di
pubblica sicurezza di Genova di trovare una soluzione operativa che consenta di
proseguire la tradizione secolare degli “antichi mortaretti liguri o mascoli”;
la Prefettura dopo aver riunito l’apposita commissione ha emesso un documento in
data 11 giugno 2001 [...]".