Le sparate oggi

La letteratura tecnica afferma che "I mortaretti (o masti) [sono] strumenti che si sparano a salve in occasione di festività varie. Essi sono in sostanza dei cilindri d'acciaio del diametro esterno di 5-10 cm con un foro interno di circa 3 cm di diametro; la lunghezza varia da 12 a 30 cm con un peso da uno a 10 chilogrammi; il cilindro è di solito un po' rastremato verso l'alto ed una base leggermente allargata; vicino alla base vi è un foro in cui inserire una piccola miccia o del polverino per innescare lo sparo. Essi, appoggiati a terra verticalmente o leggermente inclinati, vengono caricati fino a circa metà dell'altezza con polvere nera, che viene poi intasata con sabbia o altro materiale.
In molte zone sono in uso, in luogo dei mortaretti, dei corti tromboni, con un calcio di fucile che consente di imbracciarli o, quantomeno, di sostenerli con due mani (talvolta vengono chiamati trombini) [...] Nel linguaggio dei pirotecnici il termine mortaretti, o mortaletti, indica degli sbruffi grandi (cioè dei tubi di cartone) che servono per lanciare in aria piccole granate o granatine, mentre che per il lancio di artifici più grossi si usano i mortai."
(vedi alla voce "mortaretto" del  "Codice delle armi e degli esplosivi 2003" dell'ineguagliabile  Edoardo Mori (incomparabile sia il volume citato, che lo scrivente consiglia ad ogni appassionato di armi ed esplosivi, sia il sito personale www.earmi.it), edizioni Casa Editrice La Tribuna, Piacenza). Alla prima definizione va sicuramente ascritto il mascolo rituale, nella forma che conosciamo tuttora.

Quella che segue è una breve ancorchè ampollosa panoramica sul moderno uso rituale del mascolo a Sori, nella sua vallata, nel Golfo Paradiso e nei suoi dintorni (in ispecie Tigullio ed entroterra del Levante). Laddove prescritto, disposizioni di Pubblica Sicurezza e norme di buona condotta professionale da parte dei fochini possono determinare l'adozione di scelte progettuali, esecutive o stilistiche conformi agli standard richiesti nelle singole e precipue situazioni. Nessuna pretesa da parte dello scrivente di tracciare norme comportamentali di applicabilità generale o sostituirsi alle disposizioni e raccomandazioni dell'Autorità di Pubblica Sicurezza ed alle pratiche di buona condotta che le singole situazioni hanno determinato nel corso dei tempi.

Disclaimer: l'attività pirotecnica è SEMPRE subordinata all'abilitazione del personale ed al conseguimento delle necessarie autorizzazioni. Il Gruppo Festeggiamenti 15 Agosto suggerisce di astenersi da essa in difetto dei succitati requisiti.

Il mascolo rituale (o "antico mortaretto ligure", o ancora meglio "antico mortaletto ligure") utilizzato nel Levante ed espressamente realizzato per le sparate è nella sua forma più ricorrente un cilindro metallico svasato alla base, anche se a volte ha forma troncoconica. Pesa circa 1,5-2 Kg, è alto circa 12-15 cm, ha un diametro esterno di circa 6-7 cm al fusto e 8-9 cm alla base. Il calibro è ordinariamente compreso fra 1,5 e 2 cm. A circa 1,5 cm dalla base e parallelamente ad essa è praticato il focone ("l'agguggino") dal diametro di qualche mm, usualmente con l'imboccatura conica di base 3-4 mm e profonda circa 2-3 mm. Il mascolo moderno è  prodotto in acciaio in quanto la regolamentazione vigente proibisce i mascoli che non siano di buon acciaio tenace (generalmente acciaio balistico, ma anche gli acciai da carpenteria metallica ordinaria hanno una buona resistenza alla frattura in termini di energia G di Griffith).  Gli acciai poco tenaci (usualmente sono acciai incruditi e/o temprati), le ghise e gli ottoni hanno una scarsa resistenza ai fenomeni di frattura e possono finanche causare l'esplosione dei mascoli con proiezione di  frammenti. I mascoli di ghisa subiscono inoltre fenomeni di corrosione importanti (le "camôe") che ne pregiudicano rapidamente la soglia di collasso. E' notorio nella meccanica dei solidi come i fenomeni di frattura siano notevolmente agevolati dalla presenza di irregolarità geometriche, in cui i fattori di intensificazione degli sforzi K i  possono superare la soglia critica di attivazione delle fratture (motivo per cui in qualunque membratura cimentata a trazione è sconsigliata, laddove non espressamente proibita, la realizzazione di spigoli vivi o poco arrotondati). Il moderno mascolo in acciaio tenace può essere prodotto per tornitura o per fusione. Fino a qualche anno addietro l'utilizzo di mascoli di ghisa o di ottone era frequente, questi ultimi più raramente a causa del costo del materiale. Tali erano formati per fusione, avevano dimensioni esterne maggiori di quelli  in acciaio, e peso compreso fra i 2 e i 3 Kg, pur contenendo lo stesso quantitativo di polvere. Notevoli per estetica sono i mascoli di ghisa realizzati fino alla prima metà del Novecento, ottenuti da stampi le cui forme elaborate presentavano spesso il nome o l'emblema del comitato di appartenenza riportato in rilievo sulla canna.

  

A sinistra: parata di moderni mascoli in acciaio pronti al caricamento, soffiati e disostruiti; in secondo piano sacchi e "cuffe" di segatura per i tappi. A destra: due cannoni in acciaio inossidabile nuovi di fabbrica e pronti per il battesimo del fuoco; si noti il carrello per movimentare il più grande, che pesa circa 100 chilogrammi e subito dietro il ciosun di legno di dimensioni adeguate. E' uso che i cannoni nuovi vengano "sbruffati" al loro battesimo. In occasione della prima sparata a cui prendono parte non vengono caricati ordinariamente, ma solo con una manciata di polvere e senza tappo, tali cioè da produrre all'accensione, anziché il colpo tonante, la sola colonna di fumo rovente (lo sbruffo, per l'appunto). Lo scopo dello sbruffo è quello di eliminare dalla canna vergine qualunque sfrido metallico della tornitura. A Sori è uso sbruffare i cannoni nuovi durante la sparata del 14 agosto, per averli a completa disposizione la sera successiva.

Più grande del mascolo è il cannone (in alcune località di Levante chiamato bomba), oggetto funzionalmente identico, la cui taglia può andare dal cannoncino (alcuni chilogrammi, per una lunghezza di 20 cm ed un calibro di 2-3 cm) al grande cannone (anche più di 100 kg per 40-50 mm di calibro, ma non mancano esempi di cannoni da 200 e passa chilogrammi, realizzati in genere in onore di importanti avvenimenti o illustri personaggi). I cannoni più grandi potrebbero contenere fino ad alcuni chilogrammi di polvere nera, ma la regolamentazione vigente vi pone severissime limitazioni per motivi di sicurezza; nella pratica attuale l'uso dei cannoni ha scopo prettamente ornamentale, in quanto caricati con quantità irrisorie di polvere rispetto alla mole dei pezzi. Per tale motivo alcuni dei più grossi cannoni sono stati addirittura messi in "disarmo" ed utilizzati per ornamento degli stand gastronomici.

       

Alcuni dei cannoni utilizzati durante la sparata del 2005. A sinistra un assortimento di tutte le taglie, i pezzi piccoli addirittura realizzati in acciaio inossidabile; a destra tre pezzi grossi. Purtroppo per lo spettacolo oggi i cannoni, conformemente alla regolamentazione vigente, vengono caricati con quantità di polvere che potremmo definire "simboliche". Si notino le diverse proporzioni e forme di finitura, dalla più semplice (il cilindro grezzo dello storico cannone sorese detto "Muria") a quelle più elaborate .

I cannoni in acciaio sono prodotti quasi sempre per tornitura a partire da grossi cilindri; hanno forma usualmente troncoconica e sono decorati da elaborate cerchiature. Riportano in genere, incisa sulla canna o sulla bocca, una dedica col nome del proprietario o del comitato a cui appartengono, o con la data di un evento gioioso quali battesimi, matrimoni ed anniversari. I cannoni di ghisa, oggi desueti, erano ancora più eleganti, provenendo da stampi e quindi potendo assumere forme non legate alle simmetrie cilindriche della tornitura. 

Lo stoccaggio di mascoli e cannoni scarichi non determina alcuna problematica nei confronti della regolamentazione di Pubblica Sicurezza. Tali manufatti metallici non possono essere assimilati in alcun modo ad armi od artifizi pirotecnici. Costituiscono semplicemente una sorta di tubi metallici con parete di spessore molto grande i quali, ancorché impropriamente caricati da mani irresponsabili od inesperte, risulterebbero meno pericolosi di qualunque altro tubo metallico con parete di spessore inferiore impropriamente utilizzato (ad esempio tubi "Innocenti", tubi per impianti idrici e termici, ecc.). Lo stoccaggio non richiede particolari accorgimenti tecnici purchè effettuato in locale arieggiato onde prevenire una eccessiva e prematura corrosione. Mascoli conservati con cura possono avere una vita utile superiore al secolo.

La polvere utilizzata per le sparate é fornita abitualmente in casse da 10 sacchetti da 2,5 Kg cadauno, in imballi omologati per il trasporto ADR/RID/IMDG code e non riutilizzabili. L'uso tradizionale la divide in due qualità, dette la "lucida" e la "scura". La polvere cosiddetta lucida ha l'aspetto di ghiaietto argenteo e lucente ed è venduta allo stato granulare. Per essere utilizzata nelle sparate necessita di setacciatura con maglia di circa 2-3 mm. La parte grossolana viene impiegata per il caricamento dei mascoli, la parte fine per la realizzazione della riga. La polvere cosiddetta scura è di colore nero opaco, simile alla carbonella, e generalmente commercializzata allo stato pulverulento. Viene impiegata come "reffino" ovverosia polvere per innesco. Il reffino può essere prodotto anche per macinazione, con le dovute cautele, della polvere granulare lucida. Esistono anche polveri granulari scure (sono note a Sori quelle di fabbricazione spagnola). Si differenziano dalle polveri granulari lucide per essere più potenti ma, a causa della differente lavorazione, più sensibili all'umidità.

Il caricamento avviene secondo la seguente sequenza. Per prima cosa il fochino soffia all'interno dell'agguggino per due scopi: per verificare che il mascolo non sia ostruito e per liberare l'interno dalla sporcizia accumulatasi col tempo. Se riscontra che l'agguggino "soffi" poco, potrà pulirlo con un piccolo pezzo di filo di rame (non di ferro in quanto i materiali che producono scintille sono banditi). A questo punto il mascolo viene caricato di polvere nera, a mano o mediante l'utilizzo di un dosatore (tipicamente il bussolotto dei rullini fotografici). Il mascolo moderno contiene circa 15 grammi di polvere granulare (la "lucida"). La canna viene in seguito riempita fino alla bocca con segatura, su cui si impongono, con una mazzetta, i primi due colpi di pestello ("ciosun", noto altrove anche come "stia"). A tale proposito è doveroso ricordare che, per l'incolumità dei fochini, ciosun e mazzetta debbano essere in materiale antiscintilla,  secondo la vigente regolamentazione ed il comune buon senso. La parte di canna liberata dal rientro della polvere e della prima segatura compattate viene nuovamente riempita con segatura, terra o una miscela delle due, e battuta energicamente ma non troppo per formare il tappo definitivo. Si noti che in passato per formare il tappo si usava finanche il calcinaccio ("zetto") setacciato. Oggi la vigente regolamentazione prescrive l'uso della sola segatura, al fine creare un tappo sicuramente frantumabile e proiettabile dalla deflagrazione; questo per prevenire due possibili malfunzionamenti: lo sfiato dall'aggugino (si dice che l'agguggino "sciuscia", soffia) che crea un dardo di fiamma in grado di investire le gambe del fochino, ed addirittura il cedimento violento per frattura del mascolo nel caso questo presenti difetti interni notevoli, generabili da un'eccessiva ed incontrollata corrosione, e scarsa tenacità del materiale base (problema tipico di ghise ed ottoni). L'operazione di caricamento è soggetta a precise disposizioni di sicurezza, così come il trasporto dal sito di caricamento all'area di sparo. E' doveroso rammentare infine che è buona norma controllare in principio la qualità della segatura onde scartare quella che presenti inclusioni di materiali estranei, particole metalliche o sassolini, che potrebbero durante la percussione generare rischio di scintille. A tal uopo si utilizza segatura vagliata di segheria. E' inoltre possibile sostituire la prima passata di segatura con una pallottola di carta straccia, ottenendo risultati pressoché identici.

 

La tecnica di caricamento dei mascoli, con mazzetta, ciosun e segatura fina, avviene generalmente poggiandosi su un ceppo di legno (nella foto un tronco di traversina ferroviaria) e  prevede il riempimento della canna con la polvere nera fino a circa 3/4 dell'altezza (in un ordinario mascolo moderno questa misura corrisponde a circa 15 grammi di polvere granulare); la canna viene poi intasata con la prima "passata" di segatura, che viene percossa con due colpi. Il rigetto viene nuovamente riempito di segatura e battuto con 2-3 colpi fino ad ottenere un tappo consistente. Mazzetta e ciosun sono in legno, plastica, ottone, alluminio o altre leghe che non producano scintille per sfregamento ed urto. Tutti i materiali ferrosi sono ovviamente banditi.

Il mascolo carico è inoffensivo fintantoché non venga innescato ("aggugginato" ). Ciò si ottiene intasando manualmente l'agguggino con un pizzico di reffino. In genere è uso disporre i mascoli nelle loro posizioni definitive prima di aggugginarli: essi vengono posati con la canna orizzontale, la base verso la riga di tiro e l'agguggino rivolto verso l'alto pronto a ricevere il pizzico di reffino (nelle foto precedenti alcuni particolari dell'operazione). Terminato l'innesco i mascoli vengono drizzati maneggiandoli con cura ed occludendo l'agguggino con un polpastrello, al fine di non disperderne il contenuto. L'operazione testé descritta si può eseguire quando le mutue distanze fra i mascoli lo consentano. Laddove ciò non sia possibile, exempli gratia nei finali di sparata, i mascoli vengono aggugginati a parte e disposti direttamente nella loro posizione ed orientazione definitiva.

La disposizione (l'atto di"distendere" la sparata) avviene predisponendo un letto di segatura lungo tutta la sparata e largo circa 10-15 cm. Al centro di tale letto viene scavato, facendo scorrere le dita, un piccolo canale profondo circa 1 cm che viene in seguito occupato dalla riga di polvere, depositata a mano o tramite dosatori (corni di rame, bicchieri di carta o mezze bottiglie di plastica). I mascoli aggugginati vengono posizionati in adiacenza alla riga con l'agguggino rivolto verso di essa, ruotato di circa 30°-45° nella direzione di provenienza del fuoco. A tal modo si ottengono alcuni benefici: quando l'agguggino prende fuoco, il soffio che ne scaturisce è diretto all'indietro e non può intaccare ne il fuoco, che nel frattempo ha percorso qualche decimetro in avanti, ne le gambe del fochino col bettone (vedi oltre). Per tale motivo i fochini incaricati del bettone hanno l'uso di percorrere la sparata una volta pronta e controllare la corretta rotazione dei mascoli. Per maggior sicurezza, inoltre, la deposizione della polvere è l'ultima operazione compiuta, a mascoli già aggugginati e disposti in riga, qualche minuto prima dell'accensione. Inoltre è buona norma segmentare la riga depositando la polvere in tratti fra loro separati da almeno un metro, ed uniti solo all'ultimo. In presenza di terreno visibilmente umido o comunque tendente alla risalita capillare dell'umidità, situazione che può presentarsi abbastanza frequentemente nel greto dei fiumi e sui sentieri in terra battuta, é prassi abituale rinforzare lo spessore del letto di segatura o interporre fra esso ed il terreno un foglio impermeabile di pellicola alimentare o carta stagnola. D'altra parte, su pavimenti cementati o asfaltati in assenza di umidità si ottiene una corretta combustione della riga anche quando essa sia posata senza alcuna interposizione.

La sparata, nella sua forma usuale, si compone di due parti principali: la riga ed il brandä.

La riga è una successione ordinata di mascoli, collegati sequenzialmente da una striscia di polvere nera (la riga in senso stretto) che con la sua combustione porta il fuoco ai mascoli realizzando un cadenzamento ritmico. Spesso è inframmezzata da cannoni, riondini ed effetti pirotecnici vari. Il cadenzamento ritmico si ottiene con un distanziamento uniforme dei mascoli, inteso non già nel senso geometrico stretto ma con riferimento all'intervallo temporale fra lo scoppio un mascolo ed il successivo. Si va da un minimo di 20-25 cm nei tratti di riga orientati controvento, a più di 60-80 cm nei tratti a favor di vento, con tutti i possibili casi intermedi. Il corretto distanziamento è un'operazione che richiede necessariamente esperienza del luogo in cui si tiene la sparata, in quanto l'effetto del flusso d'aria sulla sparata è influenzato da una miriade di fattori (velocità media e variabilità dell'intensità del vento, variabilità nella direzione di provenienza, presenza di muri ed altri corpi schermanti, irregolarità e scabrezza del terreno, effetti vorticosi locali...). Inoltre in alcuni posti non esiste una direzione dominante del vento, per cui la riga viene distesa in presenza di un'aleatorietà di fondo sul suo comportamento. Esistono poi tanti stili di sparata (rapida, lenta, in progressione, casuale...) quanti sono i fochini. 

Le sparate soresi che vengono distese nel greto del torrente ne prendono, per esigenze di spazio, l'orientamento. Nelle ore diurne estive non vi è una direzione dominante del vento, che proviene in genere dai quadranti meridionali con intensità variabile. Nelle ore serali e notturne da giugno a settembre si può fare ragionevole affidamento su una brezza di terra tesa (vulgo tramontana) orientata parallelamente all'asse geometrico della vallata. Quanto detto in genere non vale nei periodi di maltempo.

Tracciata la riga con la segatura, si procede a distendere i mascoli in posizione e ad aggugginarli; la riga di polvere verrà distribuita solo all'ultimo. Nella foto alla sinistra, in basso si notano i mascoli già agguginati in posizione verticale mentre in alto i mascoli, in posizione orizzontale, attendono ancora il reffino. Il distanziamento uniforme è ottenuto mediante un regolo di legno, la cui lunghezza è impostata sulla base dell'orientazione rispetto al vento dominante e l'intervallo temporale prescelto fra uno scoppio e l'altro. Nella foto a destra si vede un tipico corno di rame usato a Rapallo (da www.festediluglio.it) per distendere la polvere sul fondo asfaltato della passeggiata a mare.

  

Il riondino (nell'uso del vocabolo che se ne fa a Sori) è una disposizione circolare di mascoli, in cui questi possono essere distribuiti sulla corona esterna, uniformemente sulla superficie, o secondo geometrie varie. Il tipo a distribuzione uniforme è adatto a piccoli riondini (da qualche unità a due decine), in cui i mascoli vengono collegati spandendo la polvere in maniera distribuita. Il riondino a mascoli disposti e collegati sulla corona è utilizzato laddove il circolo debba ospitare una composizione artistica al suo interno, spesso un'effige del santo patrono o l'emblema dell'associazione che realizza la sparata. Infine vi sono i riondini in cui i mascoli sono disposti e collegati sia all'interno del circolo che sulla corona, secondo geometrie prestabilite a formare composizioni geometriche ed artistiche; usualmente adottato a Sori è il riondino a fiore a sei petali, che viene disteso su un letto di segatura colorata.

 

Un piccolo riondino triangolare a dieci mascoli con cannone, disteso sulla passeggiata a mare di Rapallo (da www.festediluglio.it). Qui, stante il fondo asfaltato ed asciutto, la stesura non necessita di segatura.

 

Effetti pirotecnici vari utilizzati nelle sparate sono i fumogeni, le fontane e le cascate, e le cassette.

I fumogeni che si utilizzano a complemento delle sparate sono in genere artifizi di libera vendita simili a quelli che si usano a Capodanno. Emettono fumi colorati e vengono impiegati quasi sempre negli spettacoli accesi in orario diurno.

Le fontane e le cascate sono artifizi non esplodenti che sviluppano un intensissimo effetto luminoso, a cui si associa spesso anche un notevole effetto fumogeno. Sono composte dall'unione in serie (la cascata, per l'appunto) di tubetti (le fontane in senso stretto), secondo la descrizione che ne dà il volume Pirotecnia Moderna di F. Di Maio (edizioni Hoepli, 1916, irreperibile in originale, disponibile in formato pdf su www.earmi.it) "Sono detti fissi quei fuochi, i quali bruciando sul sito non si muovono, ma per la conformazione e la disposizione loro variano di disegno e di effetto. [...] Le fontane dette anche getti si fanno ordinariamente di cannuccia [...] [dalla fontana, n.d.r.] esce con veemenza un lungo getto di fuoco, e la veemenza è tale che, se la fontana è posta su un asse mobile, ha la forza di fare girare quest'asse, e tanto più rapidamente quanto più viva è la composizione. Per questa ragione, per le fontane giranti si adoperano le composizioni vive,  mentre di composizioni lente si caricano soltanto le fontane fisse, quelle cioè che, attaccate ad un sostegno, non si muovono".

Una cascata distesa lungo il ponte "Martiri delle foibe" (meglio noto come il "pontino di ferro") brucia al termine della staffetta delle colombe illuminando il greto del torrente  

Schema funzionale delle fontane disposte a cascata o "fontane a giardino" (da F. Di Maio, Pirotecnica Moderna). La serie di tubetti viene in genere appesa ad un filo metallico che nell'uso sorese è disposto fra gli argini del torrente ed acceso al termine dello scoppio dei mascoli, durante il "giro di colombe" (vedi oltre). 

Le cassette (o "spettacoli") sono artifici pirotecnici preconfezionati costituiti da un certo numero di  tubi di piccolo calibro raccolti a formare un quadrato, un esagono o un cerchio. I tubi possono contenere bombe, razzi o candele romane, e sono collegati secondo una sequenza predefinita dal fabbricante. La taglia delle cassette va dal giocattolino venduto dai tabacchini a Capodanno alle cassette da 5 cm di calibro utilizzate dai pirotecnici professionisti durante i fuochi artificiali. Naturalmente, nel caso di utilizzo di cassette professionali (non di libera vendita), queste sono soggette a tutte le disposizioni di sicurezza previste per la categoria di artifizi a cui appartengono.

In alto: due cassette professionali "usa e getta" in cartone di fabbricazione cinese, rispettivamente a lanci verticali ed a V; a sinistra una cassetta riutilizzabile di grosso calibro assemblata con  quindici mortai in PVC raccolti entro un telaio di legno, quest'ultima utilizzata nei finali di spettacoli pirotecnici.

In genere la sparata prende avvio con un "attacco" costituito da un riondino, a cui possono essere associati effetti pirotecnici quali fontane o fumogeni. Uno dei migliori riondini d'attacco realizzati a Sori si componeva di 64 mascoli e 7 cannoncini disposti a formare un fiore a sei petali, del diametro di 2,40 metri, coronato da un circolo di 12 tubetti di fontana a luce bianca diretti verso l'alto. Per ottenere un attacco rapido ed uniforme il fuoco fu portato al centro della composizione mediante una miccia intubata sotto terra. La deflagrazione dei pezzi avvenne quasi istantaneamente ottenendo un effetto sonoro paragonabile a quello dei più grandi cannoni, pur con quantità nettamente inferiori di polvere. L'attacco viene acceso o tramite una miccia, o mediante una "bettonata" su una manciata di polvere (vedi oltre).

 

La preparazione di un attacco a fiore alla foce del torrente, ripreso dal pontino della Madonnetta. I petali sono già stati disegnati ed i mascoli disposti in posizione, in attesa di terminare le campiture del circolo. I nostri fochini prediligono le forme basate sull'esagono per la facilità di materializzazione sul terreno accidentato e la rapidità del tracciamento (vi ricordate la costruzione del poligono a sei lati col solo compasso?). Si notino sullo sfondo le transenne disposte dalla Polizia Municipale per delimitare l'area di sparo, indispensabili allorquando si lavori in prossimità di zone balneari affollate da curiosi.

Onta e disonore dei fochini è lo spegnimento del fuoco prima dell'ultimo cannone. Per fronteggiare questa infausta eventualità si ricorre al bettone: un bastone di legno lungo circa 1,50 m recante alla sua estremità una sfera di ghisa (o più raramente di acciaio o ottone) del diametro di circa 10 cm. La sfera viene arroventata e portata al calor rosso su un fuoco di legna protetto acceso a qualche decina di metri dalla sparata, dopo di che il bastone viene impugnato da un fochino che ha l'incarico di precedere la fiamma ed essere pronto a toccare lestamente la striscia di polvere in un punto successivo a quello in cui si sia eventualmente smorzata. L'uso del bettone è molto più sicuro dell'uso di qualunque dispositivo a fiamma in quanto non emette scintille e richiede, per dar fuoco alla polvere, che il contatto si prolunghi stabilmente per almeno alcuni secondi, evitando l'ignizione  della riga al solo contatto accidentale.  L'accompagnamento della sparata col bettone comporta che il fochino debba camminare in prossimità della riga in fiamme e dei mascoli che scoppiano. Per tale motivo portare il bettone in sicurezza richiede l'osservanza di alcuni principi elementari del buon senso, al fine di non ritrovarsi "strinati".  L'abbigliamento del fochino responsabile comprende abiti pesanti, occhiali di protezione, elmetto e scarponi antinfortunistici. E' posta particolare attenzione alla protezione dei polpacci e caviglie da eventuali "soffi" di aguggini erroneamente direzionati. Inoltre, nonostante possa sembrare a prima vista strano, è preferibile mantenersi quanto più vicino possibile al fuoco, poichè le traiettorie degli eventuali frammenti proiettati dal rinculo dei mascoli partono con un alzo non superiore ai 30°, ricadendo a circa 4-5 metri di distanza. Per tale motivo le sparate distese nel greto dei torrenti arginati sono più sicure di quelle a livello della via, nei confronti della proiezione di frammenti. Il problema non si pone dove le sparate hanno la possibilità di percorrere terreni asfaltati, o comunque rivestiti di una pavimentazione resistente al rinculo. Generalmente nelle sparate di lunghezza media e grande il compito di portare il bettone è affidato a più fochini, ognuno con un bettone appena estratto dal fuoco (la sfera di ghisa fa relativamente presto a perdere il calore rosso superficiale e diventare inefficace), che si danno il cambio in una staffetta. Inutile dire che portare il bettone è considerato un grande onore e segno distintivo di virilità.

              

A sinistra: un'immagine dell'anteguerra a Rapallo: un massaro (termine rapallino che indica il fochino addetto ai mascoli, e più in generale il membro del comitato del sestiere) porta il bettone (da www.festediluglio.it) mostrandone l'impugnatura; si noti l'altro massaro con il corno (in vero corno!) per distendere la riga di polvere. A destra la vestizione di un moderno fochino sorese, con tuta ignifuga, scarponi, elmetto ed occhiali di protezione. Tali precauzioni sono indispensabili quando la sparata percorre un terreno non pavimentato e soggetto quindi a proiettare frammenti sotto il rinculo dei mascoli. Si noti altresì la smorfia scaramantica e beffarda del giocondo collega alla destra, indispensabile augurio per il corretto trasporto del bettone.

Spettacolari immagini notturne di due fochini col bettone che si danno il cambio durante la sparata del 2005: a sinistra l'arrivo al punto di cambio, a destra la partenza della staffetta.

 

 

Il brandä (noto al di fuori del borgo di Sori anche come riondino, ramadan, panegirico...) costituisce il finale della sparata. Nella sua forma classica è una disposizione di mascoli realizzata a triangolo isoscele allungato, in cui le due righe esterne, i lati del triangolo, vengono progressivamente affiancate da nuove righe all'interno man mano che si procede verso la base ed il triangolo si allarga. Il brandä attacca al vertice e brucia generando un fragoroso crescendo, che si conclude con il gratïn, la base del triangolo in cui i mascoli sono disposti a file serrate. Chiude lo spettacolo lo scoppio di tre o più cannoni di grandi dimensioni disposti in riga a seguire o, se questo non fosse possibile, allineati in posizione decentrata (nel qual caso vengono accesi da un fochino col bettone non appena il gratïn termina). 

Il brandä può assumere le più svariate dimensioni, da duecento ad oltre cinquemila mascoli, e con la sua mole rappresenta l'orgoglio e la potenza economica del comitato che lo allestisce. Sono rinomatissimi per mole (svariate migliaia di mascoli e decine di cannoni di tutte le taglie) ed accuratezza quelli di Recco, in occasione della festa di N.S. del Suffragio, ed il Panegirico di Rapallo, che conclude la sparata di mezzogiorno del 2 luglio, ed è allestito a turno annuale dai Sestieri della città. A Sori, il Gruppo Festeggiamenti ha, nel corso degli anni, realizzato brandæ (per i foresti: notare il plurale genovese!) da mille a duemilacinquecento mascoli, a seconda delle condizioni metereologiche e delle regolamentazioni di volta in volta vigenti, con pregevole risultato a fronte delle risorse disponibili.

   

A sinistra: allestimento del brandä da circa milleottocento mascoli realizzato nel 2004 e disposto sul molo di Sori; vengono dati gli ultimi ritocchi: si noti il geodeta tracciatore, in maglia bianca e cappellino, che con occhio agrimensorio valuta il corretto allineamento delle righe, onde comunicare al fochino manovale che passeggia fra i mascoli le  eventuali rettifiche da apportare. Si notino altresì le telonature antivento ed antischizzo, inderogabili quando si opera a stretto contatto col mare. La forma del brandä è particolarmente snella ed allungata a cagione della collocazione, a ridosso del muraglione di Sant'Erasmo (da cui è stata scattata l'inquadratura), per la quale non ci si potrà avvalere dell'azione frenante della tramontana frontale.A destra: il geodeta contempla con somma soddisfazione le geometrie lineari e simmetriche del lavoro finito. Si notino, all'inizio del brandä, cinque cannoncini inseriti nell'allineamento centrale allo scopo di dare uno "stacco netto" con colpi secchi. E' possibile altresì notare che al termine del gratïn non compaiono i cannoni che per mancanza di spazio sono stati collocati altrove ed accesi col bettone.

L'effetto finale del lavoro: alle dieci di sera del 15 Agosto 2004, col paese illuminato a festa e gremito di spettatori curiosi ed appassionati, e l'arca di Nostra Signora  ferma sul pontino della Madonnetta, il brandä prende maestosamente fuoco facendo sentire fino a Genova il suo rombo tonante.

   

 Sparata del brandä del 2005, che per avverse condizioni atmosferiche è stato disposto sulla spiaggia presso la foce del torrente, con una limitata quantità di mascoli. A sinistra l'arrivo del fuoco; a destra il brandä in azione. In quest'ultima foto si noti sulla destra il fochino che ha portato la sparata fino all'attacco del brandä e che si allontana dall'intenso calore, ed al centro, con la tuta gialla e voltato di schiena per proteggersi, l'altro fochino pronto ad accendere i tre cannoni terminali.

Non sono mancate nel corso degli anni forme eterodosse di brandä, esteticamente pregevoli ma spesso inferiori per impatto sonoro e visivo all'atto dell'accensione. Si annoverano tra queste le forme circolari a corona (spesso adornate da un disegno al loro interno) ed a distribuzione uniforme. Tali forme se attaccate dalla circonferenza non bruciano secondo un crescendo uniforme ma emettono il massimo fragore circa alla meta' del tempo di combustione. Tentativi di ottenere un effetto crescente mediante attacco dal centro (generalmente con passafuoco intubato) sono efficacemente praticabili solo per riondini di piccole dimensioni. Nel caso di grandi brandæ tale tecnica e' quasi sempre infruttuosa a causa dell'estrema difficolta' a mantenere una simmetria radiale della combustione in presenza di una pur minima bava di vento.

Altra forma poco usuale e' quella ad "albero di natale" (concatenamento di triangoli isosceli di dimensioni crescenti), il cui scopo e' creare una successione di rombi prolungati e di durata ed intensita' crescente, fino al  grande gratïn finale. Il maggior problema tecnico di questo tipo di brandä e' la difficolta' nel garantire stacchi netti e ravvicinati fra un triangolo e quello successivo, a causa della tendenza del fuoco a "saltare" in avanti. Per tale motivo la forma ad "albero di natale" raggiunge al meglio l'effetto prefissato solo in caso di disposizione controvento e brezza costante e tesa.

In talune occasioni il brandä assume forme elaborate ed ornamentali molto decorative; è questo il caso fra l'altro dei finali di sparata realizzati a Rapallo in occasione delle festività di luglio in onore di N.S. di Montallegro. Avendo i rapallini la possibilità di allestire il brandä (nell'uso della vallata di Rapallo nominato "ramadan") sull'asfalto della passeggiata a mare, colgono l'occasione per impreziosirlo con pregiati disegni.

     

A sinistra: il bellissimo e maestoso brandä decorato posto a conclusione del Panegirico 2004 a Rapallo, allestito dal Sestiere della Cappelletta (da www.festediluglio.it). Si noti la forma classica triangolare (che lo scrivente ritiene comunque la migliore per effetto sonoro e visivo), culminante con un mastodontico gratïn, abbinata al magnifico decoro dipinto sulla pavimentazione stradale della passeggiata a mare. Una tale opera contiene diverse migliaia di mascoli e, a seconda della direzione ed intensità del vento, dura fra i venti secondi ed il minuto.A destra: l'artistico decoro realizzato dal Quartiere Bastia di Recco in occasione della Sagra del Fuoco (7-8 settembre) edizione 2005 (da www.quartierebastia.it). Vengono qui raffigurati l'emblema di Recco (la torre sul mare in sfondo azzurro), il cartiglio mariano ed il logo del quartiere. Sullo sfondo, in cima allo stemma, si riconoscono tre cannoni in posa fotografica.

 

Qui sopra il brandä ("ramadan") del Panegirico 2006 a Rapallo, allestito dal Sestiere di San Michele (da www.festediluglio.it). La citazione di quest'opera è doverosa per la sua forma originale. L'attacco è classico triangolare, ed il rombo in crescendo che se ne genera è in seguito mantenuto pressoche costante da un corpo centrale trapezoidale in cui le righe vengono raddoppiate una sola volta a metà percorso. Il culmine è in guisa di un doppio arco che inquadra il nome del sestiere. Il gratïn ha l'inconsueta forma della croce di malta. L'effetto sonoro complessivo è molto articolato, con un crescendo veloce che rallenta, si smorza quando il fuoco passa per gli archi e termina con una successione di ruggiti in corrispondenza della consumazione non contemporanea delle braccia del gratïn. il tutto è condito dai colpi dei cannoni disposti lungo il ramadan.

Il brandä disteso dai Nostri per la sera del Quindici Agosto è del tipo classico triangolare. Le proporzioni sono variabili a seconda della collocazione. E' uso infatti limitare il rapporto lunghezza/base attorno a 4÷5  nel greto del torrente,  e portarlo fino a 7÷8 sul molo. Nel primo caso infatti il brandä brucia controvento e la tramontana, tipica delle serate estive soresi, "tiene il fuoco". Nell'altro caso il vento arriva da tergo, leggermente al traverso, e "spinge il fuoco" richiedendo, per mantenere il tempo prefissato, un allungamento delle righe. L'effetto sonoro complessivo è quello del crescendo in progressione ininterrotta, che accelera quanto più il fuoco si avvicina al  gratïn. Qui si raggiunge l'apice, che stacca di netto col successivo silenzio, rotto solo dai tuoni dei cannoni conclusivi. Se il vento è irregolare o arriva troppo al traverso il brandä può "bruciare male": la linea del fuoco ruota e non si mantiene parallela alla base. I fianchi del gratïn allora non bruciano contemporaneamente e quello che se ne ottiene è una percepibile rampa discendente dall'apice al silenzio.

La stesura del brandä comincia al mattino di buon'ora, per sfruttare il fresco dell'alba, e segue le precise disposizioni geometriche elaborate in precedenza dal geodeta tracciatore. Per ottenere un'estetica apprezzabile è infatti buona regola studiare nel dettaglio la materializzazione delle linee sul terreno ed il corretto ed uniforme distanziamento fra mascoli. Un corretto tracciamento del brandä richiede la conoscenza delle pratiche agrimensorie di base quali l'uso della rotella metrica e le tecniche di squadro degli allineamenti. Utile ausilio per rendere speditiva la materializzazione sul terreno ed aumentarne la precisione è il cosiddetto riondinometro. Trattasi di una lunga dima, a Genova detta anche sesta , di forma rettilinea da porsi al termine del brandä, della cui forma a triangolo isoscele costituisca la base. Il riondinometro viene precedentemente contrassegnato da chiodi in corrispondenza dell'intersezione della base del brandä con gli allineamenti di mascoli dipartentisi dal vertice, materializzato a sua volta con un picchetto. L'ortogonalità fra il riondinometro e l'altezza del triangolo, asse longitudinale dell'intera costruzione, è assestata con la rotella metrica. Mediante questo semplice dispositivo ed un banale rocchetto di spago il tracciamento procede spedito. Inoltre, allorquando il brandä venga disteso sulla sabbia, i fochini devono porre particolare cura al corretto allineamento verticale dei mascoli, non tanto per motivazioni prettamente balistiche, bensì perché errori di verticalità anche minimi possono risultare sgradevoli alla veduta di insieme.

La colomba è un gioco pirotecnico caratteristico di Sori, costituito da un razzo guidato. Il razzo (in genere fatto con uno spezzone di girandola di bomba da tiro, ma non mancano gli artifizi fabbricati ad hoc sulla base delle locali esigenze) viene fissato ad un tubicino metallico (lo "stuccio"), formando così la colomba propriamente detta. Il tubicino è scorrevole lungo un filo di ferro la cui campata può misurare anche parecchie decine di metri. La colomba viene posizionata all'estremità iniziale del filo e collegata con una miccia da cui proverrà il fuoco. Una volta accesa, la colomba inizia a correre lungo il filo, con moto teso o avvitato attorno al suo asse (ottenuto con un posizionamento sghembo dello spezzone rispetto all'asse dello stuccio), lasciando dietro di sé una luminosa scia dorata. All'estremità terminale del filo, e coassiale ad esso, è posto un barilotto metallico (la "lama ", in genere ricavata da grosse scatole di pomodori pelati) aperto nel verso di provenienza della colomba; questa ivi giunge arrestandosi quando colpisce il fondo. I tizzoni infuocati prodotti dalla colomba accendono una manciata di polvere nera depositata nella parte bassa della lama. A sua volta la polvere accende una miccia che, uscendo dalla lama tramite una finestrella laterale, diviene disponibile per accendere ulteriori artifizi, in particolare altre colombe che proseguono la staffetta (il "giro" di colombe).

Le colombe possono essere utilizzate in varie occasioni; tipicamente oggigiorno vengono piazzate in sequenze di 10-20 al termine delle sparate di mascoli, percorrendo le aste fluviali da cima a fondo, e terminando con l'accensione di una cascata pirotecnica. Altre volte la staffetta delle colombe può essere inframmezzata da cascate pirotecniche intermedie, riondini, cassette o altro. In alcune occasioni le colombe vengono utilizzate per accendere le sparate, o per portare il fuoco quando non è possibile collegare con la riga due tratti di sparata separati da un ostacolo. Storicamente è d'uopo ricordare che alle colombe venivano fatti percorrere "tiri" che si snodavano anche per le strade del paese, ancorandosi a finestre, facciate, alberi... Oggi per motivi di sicurezza il percorso è confinato ai greti dei torrenti, risultandone uno spettacolo limitato seppur ancora interessantissimo.

    

A sinistra: tappa intermedia di un giro di colombe: si notano la lama di un tiro in arrivo e due stucci in ripartenza. A destra: allestendo uno spettacolo di colombe è d'uopo la prova preliminare di almeno un tiro onde verificare: (a) la rispondenza della carica degli artifizi forniti alle distanze da percorrere: sufficiente per percorrere senza indugi il tiro ma limitata per arrestarsi senza causare danni nella lama; (b) il corretto fissaggio allo stuccio: robusto quanto basti per evitare distacchi in corsa, ma senza "strozzare" la colomba (ciò provocherebbe una comica deflagrazione al posto di una combustione graduale). All'uopo si suggerisce di utilizzare filo di ferro sottile (senza stringere troppo) e/o abbondante nastro adesivo. Sono caldamente sconsigliate le fascette plastiche autoserranti (hanno il brutto difetto di indurre chi le usa a stringere a volontà).

     

A sinistra: una colomba armata sul suo stuccio. Al centro: la preparazione di una staffetta; si riconoscono la miccia nel suo caratteristico involucro rosso ed un giuoco fumogeno intercalato; il fochino sta posizionando una manciata di polvere nera nella lama (visibile a destra prima del caricamento). 

   

Alcune immagini notturne di un giro di colombe.  

Nella letteratura pirotecnica è noto un gioco assimilabile alla colomba: il dragone. "Questo semplicissimo scherzo pirotecnico è formato da due razzi opposti l'uno all'altro e ben legati ad un tubo metallico, leggero, o meglio di canna in cui si fa passare un filo di ferro teso orizzontalmente o leggermente inclinato tra due punti. Quando il dragone viene acceso, corre sul filo ritornando, poi, al punto di partenza. Con questo sistema possono essere escogitati tanti scherzi: p. es. una figura grottesca, una scrittura, una barca, una nave ecc. facendoli andare su e giù più volte a seconda del numero dei razzi applicati" (da T. De Francesco, "Manuale pratico per la fabbricazione dei fuochi artificiali", Lavagnolo Editore, disponibile in forma elettronica su www.earmi.it). Differenza fondamentale fra la colomba ed il dragone è l'uso che se ne fa: mentre il dragone corre avanti e indietro su un filo (necessariamente non troppo lungo) a comporre figure, e quindi con un effetto prevalentemente statico e confinato, le colombe si succedono in una staffetta di lunghi tiri creando uno spettacolo che può coinvolgere l'intero centro cittadino.

Il presente capoverso tratta infine della nemesi del fochino: il caso in cui la sparata non possa essere distesa a causa del maltempo e conseguentemente i mascoli rimangano carichi. Analoghe considerazioni valgono per i mascoli risultati inesplosi al termine di una sparata positivamente conclusa. Lo scaricamento dei mascoli può avvenire con due modalità: per via pirica o per via idrica. Lo scaricamento per via pirica consiste banalmente nell'accensione, in zona autorizzata, di batterie e riondini di mascoli senza alcuna cura estetica, al fine di liberarsi quanto prima dell'ingombrante fardello. Nella foto a destra è ripresa la disposizione di una batteria presso il sito di caricamento autorizzato del Comune di Sori, presso il campo di calcio di Rio Cortino.  I mascoli, fintanto che permangano carichi, necessitano infatti delle attenzioni che vanno tributate al materiale pirotecnico ivi compreso guardianaggio ed interdizione dei luoghi in prossimità dello stoccaggio. Lo scaricamento per via idrica si effettua immergendo i mascoli carichi per almeno 24 ore in vasche piene d'acqua. Successivamente con utensili non ferrosi vengono liberati della carica oramai ridotta ad una inoffensiva poltiglia. Infine si procede ad una pulitura accurata della canna e dell'agguggino onde non ritrovarsi, alla sparata successiva, con tenacissime incrostazioni. L'utilizzo di mascoli carichi e/o inesplosi in sparate presso solennità successive é subordinato all'ottenimento delle autorizzazioni di Pubblica Sicurezza per il trasporto ed il deposito regolamentare. In genere ciò comporta un onere a conti fatti antieconomico, rimanendo preferibile lo scaricamento ed il successivo caricamento in altro luogo.

   

Nelle foto sopra: lo scaricamento dei mascoli per via pirica presso il sito autorizzato, avvenuto al termine dell'edizione 2008 a causa della sopraggiunta impossibilità di distendere le sparate nel greto del torrente. Cliccando sopra è possibile guardarne la versione filmata.


L'autore di questa pagina ha contribuito con parte del testo qui presentato alla voce mascolo di Wikipedia.